Una storia d’amore delicata e mai banale. In una parola direi bello!
La protagonista è stupenda.
Prima o poi un salto in Giappone toccherà farlo.
Parlare di questo film senza rivelare qualche particolare della storia è secondo me abbastanza complicato. Quindi, se di solito parlo poco della trama dei film che vedo, questa volta dirò ancora meno.
La storia si svolge all’interno di un villaggio isolato dal resto del mondo, i protagonisti sono parte di una comunità che potrebbe ricordare gli Amish (qui una pagina in italiano). Il bosco che circonda il villaggio è popolato da presenze che non vogliono che qualcuno abbandoni la comunità.
Che noiaaaaaaaaaaa arrivare fino alla fine del film, la storia è scontata dall’inizio alla fine, e secondo me ci sono almeno un paio di buchi di sceneggiatura. Per far sì che la storia regga – per esempio, su come sia possibile che il villaggio possa mantenere il completo isolamento – bisogna inventarsi cose che il regista non dice. La protagonista è carina, uno degli “anziani” del villaggio è Sigourney Weaver, ma questo non è bastato a farmelo piacere.
Il sesto senso è carino, questo invece…zZz zZz zZz
Questo microfono sembra funzionare molto bene, a differenza degli altri. Per ora. Staremo a vedere.
Questo film mi è piaciuto, anche se a tratti mi sembrava di guardare Matrix o, in alternativa, di essere nel mezzo di una partita a Max Payne.
La storia è molto semplice e lineare, la regia è molto ben fatta. Di certo aver guardato il film in cinese sottotitolato in inglese me lo ha fatto apprezzare di più, vista anche la mia avversione per il doppiaggio.
Se ti è piaciuto La tigre e il dragone è probabile che apprezzerai questo film, altrimenti lascia stare.
Notare che chi lo dice è poco più alto di me, ma essendo giovane, ha ancora tempo per crescere 🙂
In ogni caso qui c’è un bel resoconto della serata di sabato. Naturalmente grazie a Gianluca Neri che ha sponsorizzato il tutto.
L’anno scorso, durante i vari esami di analisi (e non solo), il ritornello che mi beccavo dai miei compagni (e soprattuto da uno, grazie Anto) era “Zioooo, occhio ai calcoli!!“.
Questo perché la maggior parte delle volte l’impostazione degli l’esercizi era corretta, ma riuscivo sistematicametne a perdere punti grazie agli errori di calcolo, alla faccia del “gli errori di calcolo non contano, a me interessa il procedimento” detto dal docente all’inizio di ogni lezione.
Sarà quindi un segno del destino il fatto che il primo 30 della mia carriera universitaria sia arrivato con l’esame di Calcolo Numerico, in cui tutti i calcoli sono stati fatti da Matlab?
Ancora troppo cotto per scrivere un resoconto, ho iniziato a mettere on line alcune foto dell’evento milanese di ieri sera.
Sono qui.
Qualche pensiero, in ordine rigorosamente sparso:
Come giustamente mi faceva notare TheEgo questa sera, è qualche tempo che nell’intercalare quotidiano è spuntata la locuzione “ma anche no”, che non vuole dire assolutamente nulla.
Ogni volta che ci si trova davanti a una decisione che non ci riguarda direttamente, ma che cmq ci coinvolgerà, non credo si possa fare altro che accettarla, facendo presente a chi di dovere la nostra posizione. La speranza è sempre che la decisione sia stata presa in piena coscienza, pensando ai pro e ai contro. Ma se chi ha deciso è felice, allora per quanto mi riguarda penso che tutto è bene quel che finisce bene.
(Questo post è stato scritto pensando a molteplici possibilità di interpretazione)